Destrutturare ogni schema che imprigiona per rivelarsi nella propria forma autentica. Un processo faticoso, lento, che parte dall’analisi e dalla
comprensione dell’involucro per poi liberarsene, attraverso finestre e speranze, lotte e vittorie. Una pulsazione che scorre e si infiltra nelle strutture ordinate, preimpostate, scardinandole dall’interno, per abbatterle del tutto fino a mostrarsi nella sua interezza, senza filtri, senza muri.
La struttura scelta risponde esattamente alle esigenze comunicative del progetto. La sua storia, il suo valore, indicano il peso di un luogoprigione, di uno spazio grande e ampio che non lascia spazio alle imperfezioni, alle diversità. La sua forma è perfettamente simmetrica, nella geometria perimetrale e nei dettagli architettonici. Nel progetto si possono apprezzare le linee e la modularità monolitica del Colosseo Quadrato per poi vederle rompersi e lasciar spazio a qualcosa che era nascosto all’interno, qualcosa di puro, di inaccessibile fino a quel momento, un oggetto che non è stato toccato dall’esterno ma che nasce da quel buio per scoprire cosa succede a contatto con il mondo esterno.
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